Premessa
Se è vero che il solo presente esiste, pure esistono il presente del passato, ossia la memoria,
il presente del presente, ossia la visione e il presente del futuro, ossia l’attesa.
Agostino d’Ippona, IV sec.
Storicamente, negli studi dedicati alla produzione musicale elettroacustica erano presenti due distinte figure professionali. Da una parte il compositore con un proprio progetto artistico-musicale. Dall’altra un assistente musicale o realiz- zatore d’informatica musicale (RIM), il quale si occupava della parte tecnica di questo progetto. La produzione era solitamente divisa in tre periodi. Nel primo, il compositore illustrava al RIM le proprie idee musicali riguardo al brano da realizzare e il RIM illustrava al compositore lo stato dell’arte delle tecnologie dedicate alla musica. Questo periodo serviva a orientare le idee compositive verso un utilizzo proprio e ottimale dei mezzi tecnologici, limitando in questo modo il vastissimo campo delle possibili soluzioni tecniche. All’inizio del secondo pe- riodo generalmente il compositore aveva già pronta una partitura completa o in uno stato avanzato di scrittura. Questo era il reale momento di realizzazione tecnica dell’opera. Un terzo e ultimo periodo a ridosso della prima esecuzione serviva a definire gli ultimi i dettagli e ad ottimizzare la tecnica per le prove e per la performance. Ai nostri giorni però, queste due figure professionali tendono a unirsi in una sola persona che si occupa di tutto il percorso realizzativo di un progetto, curando sia gli aspetti artistici che quelli strettamente tecnici. Questo cambiamento è avvenuto sostanzialmente per tre motivi principali:
- la strada intrapresa dai produttori di hardware e software nello sviluppo delle tecnologie musicali (con un laptop, una scheda audio, buoni microfoni e buoni altoparlanti si può realizzare quasi tutto ciò che si vuole a casa propria in un “home studio”, mentre solo pochi anni orsono per farlo, era necessario recarsi nei centri di produzione radiofonica o artistica),
- ragioni economico-culturali che spingono sempre più verso la riduzione dei tempi di creazione e dei costi di produzione,
- la nascita di nuove professioni musicali come il Dj, il Sound Artist, il Sound Designer, etc. che si pongono per loro natura in una terra di mezzo dove tecnica e creatività sono strettamente correlate.
Questa nuova figura di musicista, per appropriarsi delle principali tecniche infor- matiche ed elettroacustiche conosciute fino ad ora, generalmente trova sul web e sul mercato molti manuali dedicati a software specifici (CSound, Pure Data, Max, SuperCollider, etc.). Questi manuali solitamente trattano alcuni aspet- ti del linguaggio informatico specifico utilizzato dal software di riferimento, gli aspetti teorici generali con cenni di fisica acustica e di audio digitale e le princi- pali tecniche di sintesi e di elaborazione del suono. Raramente sono affrontate le peculiarità musicali proprie di queste tecniche, e ancor più raramente quali possono essere le strategie più efficaci nell’esporre un pensiero musicale attra- verso le nuove tecnologie. Per questo motivo questi scritti sono tendenzialmente approcciati in modo estremamente diverso a seconda delle competenze specifiche pregresse del singolo fruitore. Ecco un elenco parziale e generalizzante dei diversi approcci caratteristici da me riscontrati in questi anni di insegnamento:
- Il compositore o chi proviene da studi musicali tradizionali, è spesso spaesato e scoraggiato dall'aspetto tecnico teorico e dall’astrattezza del linguaggio informatico disgiunto dalla pratica del linguaggio musicale. Il musicista jazz o pop, più orientato a un utilizzo duttile ed immediato del mezzo elettronico, generalmente trattiene solo poche informazioni riguardanti i propri progetti correnti e interessi d'ambito, senza sfruttare appieno le potenzialità espressive offerte dalle nuove tecnologie.
- Il sound designer, che in genere possiede un retroterra culturale più tecnico informatico che musicale, spesso si perde nei meandri ludici della logica di programmazione, perdendo di vista il risultato finale.
- L'artista performativo installativo anch'egli interessato più all'aspetto tecnico realizzativo che non a quello musicale tradizionale, sente quest’ultimo come lontano da sé e anche un pò inutile, ''come studiare latino e greco ai giorni nostri'', limitando in questo modo fortemente i suoi orizzonti espressivi.
- L'ingegnere del suono, interessato quasi esclusivamente al timbro (oggi si dice ''sound''), nel corso della carriera dovrà risolvere in studio o in scena problemi tecnici a richieste musicali avanzate dagli interpreti, senza magari possedere le conoscenze necessarie.
Cercando di superare i limiti posti dalle generalizzazioni di generie appena esposte, questo scritto vuole ricercare un terreno comune tra i diversi interessi elencati ed essere uno strumento che possa fornire al compositore di musica d’arte e al musicista jazz-pop le conoscenze tecnico informatiche per poter realizzare al meglio le proprie idee musicali, magari facendogli comprendere che tra note e suoni la differenza non è poi così abissale, uno strumento che consenta al sound designer e al sound artist di allargare il proprio orizzonte musicale a conoscenze più radicate nella storia della musica occidentale, in modo che possa accorgersi che assai probabilmente utilizza gli stessi processi mentali impiegati da un antico compositore acustico oculato, solo che li chiama con nomi più accattivanti e infine uno strumento che possa fornire all’ingegnere del suono possibili soluzioni a problematiche strettamente musicali, fronte alle quali potrà trovarsi nel corso del suo percorso professionale.