Tipologie di live electronics e modalità dell’interazione sonora
Strumenti aumentati (Hyperinstrument). Se vogliamo utilizzare tecniche di questo tipo dobbiamo tener bene presente che esse implicano una forte correlazione tra azione (gesto strumentale) e reazione (suono prodotto) sia sotto il punto di vista musicale sia per quanto riguarda l'aspetto visivo. I parametri musicali verso i quali dovremo prestare maggiore attenzione nel pensare la composizione saranno quelli strettamente legati alla caratterizzazione dei gesti musicali nella microstruttura e quelli legati ad una eventuale diffusione multicanale in relazione alla presenza frontale (o meno) dello strumentista/ensemble che produce i suoni. Alcuni esempi:
- Pierre Boulez, Anthemes 2 (1994)
- Yann Maresz, Metallics (1995)
- Dai Fujikura, Prismo spectra (2007)
- Martin Matalon, Traces IX (2014)
Aumentazione formale. Un'altro possibile approccio consiste nell'utilizzare l'elaborazione del suono in tempo reale nei processi di costruzione (o de-costruzione) formale del brano:
- accumulazione dei materiali musicali attraverso delay lunghi con o senza feedback e/o trasposizioni.
- iterazione di pattern ritmico/melodici.
- freeze di suoni per la creazione di campi armonici/sfondi sonori fissi o in continua evoluzione.
In questo caso l'atteggiamento compositivo dovrà essere l'opposto rispetto al precedente, ovvero bisognerà cercare di separare il più possibile nella percezione dell'ascoltatore il risultato sonoro da ciò che lo produce in tempo reale (i gesti dello strumentista) tendendo verso la massima astrazione (acusmatica strumentale). Alcuni esempi:
- Luigi Nono, A Pierre. Dell'Azzurro Silenzio, Inquietum (1985)
- Steve Reich, Come out (1966)
- Fausto Romitelli, Trash TV Trance (2002)
- Georges Aperghis, Dans le Mur (2007)
- Georg Hajdu, Just Her - Jester - Gesture (2010) - Info
Strumenti e supporto. La prima tecnica storicamente impiegata per le performances live con elettronica consiste nel registrare la parte dell'elettronica su un supporto (una volta erano i nastri magnetici oggi sono i sound files) per poi eseguirli in playback durante il concerto. Ci sono tre diverse tecniche:
- Playback intero. Il soundfile viene fatto partire all'inizio del brano e termina autonomamente alla
fine. Se musicalmente necessario il performer strumentale ha a disposizione due modi per sincronizzarsi con la
parte fissata su supporto:
Click track. Il performer ha un'auricolare dalla quale sente un click registrato su un soundfile che sarà riprodotto in sincro con quello contenente la parte dell'elettronica. Questa tecnica è particolarmente adatta quando c'è una relazione ritmico/musicale particolarmente stretta tra la parte del performer e quella fissata su supporto.
- Cronometro. Il performer segue dei tempi cronometrici indicati in partitura con l'ausilio visivo di un
cronometro.
Questa tecnica è particolarmente adatta quando abbiamo la necessità di sincronizzare i gesti musicali tra la parte del performer e quella fissata su supporto ma non è necessaria una totale sincronia come nel caso precedente.
Partitura grafica. In questo caso la parte fissata su supporto è scritta in partitura come se fosse una parte strumentale. Possono essere utilizzati sia simboli grafici che la forma d'onda o il sonogramma.
Un esempio storico che riassume le varie modalità di scrittura:
- Karlheinz Stockhausen, Kontakte (1958/60)
Cues. Il suoundfile viene tagliato in più frammenti che il performer (o l'esecutore della parte elettronica) fa partire dinamicamente con un controller (Hid, Midi, OSC o altro) lungo il corso della performance. I frammenti possono essere ordinati secondo una sequenza temporale lineare come nel caso del playback intero, oppure assumere la funzione di riserva sonora dalla quale attingere in modo non lineare elementi musicali. In entrambi i casi possono sovrapporsi o meno. Generalmente nella partitura sono indicati i punti (onsets) in cui vanno eseguiti i frammenti che usualmente sono associati ad un numero.
Un esempio:
- Douglas McCausland, Parataxis (2017)
Per la realizzazione di entrambe le tecniche in SuperCollider troviamo info a questo link possimo trovare
- Playback intero. Il soundfile viene fatto partire all'inizio del brano e termina autonomamente alla
fine. Se musicalmente necessario il performer strumentale ha a disposizione due modi per sincronizzarsi con la
parte fissata su supporto:
Performance teatrale. Le diverse tecniche di live electronics si prestano anche ad utilizzi in ambito drammaturgico sia per quanto riguarda il teatro musicale in senso stretto (drammaturgia aumentata) che nella creazione di personaggi virtuali o immaginari ai confini tra il linguaggio parlato, cantato e suono puro.
- Georges Aperghis, Luna Park (2011)
- Luciano Berio, Omaggio a Joyce (1958)
Performance artistica. Seguendo la strada aperta nel 1965 da Alvin Lucier diversi artisti sonori hanno realizzato negli ultimi anni spettacoli che li coinvolgono direttamente come performer utilizzando spesso sensori di diverso tipo per la generazione del suono attraverso i movimenti del corpo, le proprie onde celebrali o altri tipi di interfacce autocostruite.
- Alvin Lucier, Music For Solo Performer (1965)
- Alberto Novello, Fragmentation (2013)
- Marco Donnarumma, Corpus Nil (2016)
- Jacopo Baboni Schilingi, Argo (2017)
Laptop solo o laptop orchestra. Un'altro modo di fare live electronics consiste nell'utilizzare il computer come strumento musicale da controllare in tempo reale da soli o in formazioni a geometria variabile chiamate laptop ensemble o laptop orchestra.
- Perry Cook, Take it for Granite (2013)
- Ge Wang, Twilight (2013)
Installazioni interattive. Infine possiamo inserire a pieno titolo nelle diverse tipologie di live electronics tutte le installazioni interattive e sculture sonore che generano o modificano dinamicamente suoni in tempo reale attraverso un' interazione più o meno volontaria con il fruitore dell'opera.
- David Tudor, Rainforest (1973)
- Richard Houghten, Bloomypetal (2013)